LE MONTAGNE RUSSE


La chiamata di Recupero Crediti (Collection) deve essere un saliscendi di emozioni spinte dall’operatore: alti e bassi derivati dalla manipolazione dal flusso di parole e di intendimenti del debitore, come nelle montagne russe, si sale e poi scende, si risale poi si riscende in modo brusco, qualche repentino ‘giro della morte’ e poi, via dritti verso l’arrivo.  

TROVERAIL'equilibrio magico - La manipolazione sana -   Lascialo sfogare -  STOP al nervosismo - Spegni la fiamma - La tigre e il coccodrillo - Resta sui binari

L'equilibrio magico

Ti sei mai chiesto qual è la magia che tiene inchiodato il debitore al telefono? Cos'è quel perfetto mix che rende la chiamata così fluida da sembrare facile. NON E' FORTUNA. La fortuna nel Recupero Crediti, come in ogni professione legala alla performance telefonica, non esiste! 

Ci sono anche quelle telefonate nate male, ci sono momenti della chiamata in cui inevitabilmente l’andamento diventa teso e agitato, nella quale il debitore potrebbe chiudere la comunicazione in qualsiasi momento, e successivamente magari potrebbe non rispondere più e potrebbe bloccare il numero. E invece… risponde e ascolta, e a volte si fa pure redarguire e moralizzare. 

La manipolazione sana

La spiegazione è complessa ma è riassumibile con una parola: psicologia. Per scendere ancor più nello specifico: la manipolazione psicologica.

Premessa importante: la manipolazione non ha necessariamente un’accezione negativa. Manipolare, nel nostro caso significa semplicemente modificare, maneggiare, manovrare.

La manipolazione psicologica o manipolazione emotiva è un tipo di influenza finalizzata a cambiare la percezione o il comportamento degli altri, è un'influenza forzata usata per ottenere controllo, benefici e/o privilegi, guadagni. 

Il manipolatore, (che è una parola che non ci piace) nel nostro caso, diventa ‘il manovratore’, il quale modula l’impetuosità da cui originano le intenzioni e i comportamenti del debitore, ha una spiccata attenzione orientata a scoprire il 'mondo' del debitore, sulle quali costruisce i propri schemi e strategie, mostra empatia e partecipazione ma al contempo distacco emotivo verso il debitore che gli permette di agire lucidamente anche in aiuto del debitore stesso. 

Lascialo sfogare!

A tutti è capitato di essere aggrediti verbalmente da un debitore maleducato, arrabbiato o solo spaventato.

Anzitutto va compreso perché è in quella condizione non naturale! A quasi nessuno piace insultare o arrabbiarsi al telefono.

Molti non hanno gli strumenti (culturali, educativi) per affrontare un momento di stress, nervosismo, paura, disperazione con calma e pacatezza.

Inoltre non dimenticare mai che il debitore potrebbe avere altri debiti e vivere nello sconforto. Anche a noi probabilmente è accaduto di vivere momenti di difficoltà, anche pesanti, come ci sentivamo? Poi avevamo la capacità di analisi, la fermezza e la razionalità necessarie per agire.

Molti però, questa razionale capacità di analisi, non la possiedono e quindi:

interrompono, sovrastano, puntualizzano, minacciano, alzano il tono di voce, tentano di evadere dalla conversazione, attaccano sul personale, talvolta, offendono, rinfacciano vicende passate o addirittura mai esistite.

STOP al nervosismo

Il debitore non è arrabbiato con te, ce l’ha con:

  • le sue scelte che l'hanno portato a ricevere la tua telefonata;
  • la finanziaria, la banca, l’azienda di servizi che gli sta ‘rinfacciando’ il pagamento;
  • la sua banca che non gli fa passare il pagamento;
  • gli operatori dei call center in quanto categoria mitologica;
  • tutti gli altri operatori del recupero crediti con cui ha avuto a che fare che magari non si sono comportati troppo bene.

La classica scena che vedo è questa: il debitore che urla parole e l’operatore che cerca di rispondere a tono, finché i due si parlano sopra gridando, la telefonata finisce nel 100% dei casi, solitamente, quando uno dei due riattacca. Io penso che quando ha luogo un duello di parole non vince nessuno, anzi, se scendi nel loro campo, vincono loro. Si sono allenati una vita per essere indisponenti.

Dopo questo duello telefonico, cosa abbiamo ottenuto? Ci sentiamo soddisfatti?

“Gliele ho cantate» potresti pensare, «gliele ho cantate» pensa anche il debitore.

Il pagamento dov’è? La promessa di pagamento dov’è?

E poi, come ne esci da quella telefonata? Nervoso, contrariato, umiliato. Con quale spirito farai le successive chiamate?

Inoltre solitamente ci sono colleghi che ascoltano e quella telefonata creerà anche un’aria negativa nel team. Ricordati sempre che l’obiettivo è strappare la promessa di pagamento, tutto il resto è nulla.

Spegni la fiamma

Quando il debitore inizia la sua filippica, tu resta in silenzio, non controbattere, non serve, lascia che la fiamma si bruci da sola e si spenga, in assenza di combustibile (che saresti tu). A un certo punto si creerà un momento di silenzio e sarà lì che farai uscire le tue carte.

Inizia con il dire: “posso dirLe come la penso?” e poi attacca e spiazzalo dicendo: “guardi, La stupirò ma sono d’accordo con Lei!” con un tono sorridente, quasi complice.

Noterai da subito un abbassamento dei toni.

Poi continua con quello che occorre per collegarsi alle rivendicazioni (vere o presunte) del debitore e usa le due parole magiche “LA CAPISCO”.

-“Signor Rossi, la capisco, forse Lei ha parlato con altri colleghi che non le hanno fatto un buon servizio.”

-“La capisco, forse la committente non le ha comunicato con chiarezza a cosa corrisponde il debito.”

-“I problemi economici che ha li capisco ce li abbiamo avuti tutti.”

Se abbasserai il tono e il debitore si adeguerà al tuo ritmo, nelle fasi successive della chiamata, tenterà in tutti i modi di farsi perdonare; sarà più conciliante, tenterà di capire come pagare e si farà aiutare. Facendo in questo modo, hai un personale credito morale da riscuotere.

E poi parti deciso, facendo il tuo lavoro.

Signor Rossi veniamo ad una soluzione…

La tigre e il coccodrillo

Qualche tempo fa, vidi un video su YouTube molto curioso e macabro al contempo.La scena iniziava con la tigre (il grande predatore) che rincorreva la sua preda, un’antilope, la quale scappava, velocissima, e fortunatamente (per lei), dopo un inseguimento impetuoso, si salvò. La tigre, stanca e accaldata si avvicinò allo stagno e iniziò a bere, pacifica e serena.

All’improvviso l’acqua esplose e uscì, furioso, un gigantesco coccodrillo che afferrò il collo della tigre e, con una mossa secca e spietata, la trascinò dentro l’acqua e, in un attimo, la nostra tigre sparì in mezzo all’acqua, ormai rosso sangue.

Qual è la morale di questo avvenimento reale?

Il predatore uccide l’altro predatore portandolo nel suo ambiente.

Quel coccodrillo, non avrebbe avuto le stesse possibilità se non avesse atteso l’attimo giusto e non avesse trascinato la tigre nel proprio elemento: l’acqua. E la tigre probabilmente avrebbe avuto modo di difendersi e magari uscirne vincitrice, se la lotta fosse avvenuta sulla terra ferma.

Noi siamo il coccodrillo, dobbiamo attendere (o portare) il debitore (la tigre), nel nostro territorio e li ‘attaccare’.

Ovviamente, sia chiaro, la storia della tigre e del coccodrillo è una metafora: nel recupero crediti non ci sono né prede né predatori e il tuo lavoro deve essere sempre entro i limiti del buon senso e della legalità.

Ma è vero che nella comunicazione, se c’è un obiettivo da raggiungere, se c’è da persuadere con successo, allora bisogna necessariamente portare l’interlocutore nel proprio campo per giocare in casa e per togliere il debitore dalla sua zona di confort.

Ricordiamoci sempre che abbiamo solo la parola (lo strumento) e la psicologia (il mestiere).

Resta sui binari

Attendi che il debitore nervoso termini di parlare (perché prima o poi anche l’invettiva più temeraria finisce), sorridi ironicamente (perché un sorriso spezza il ritmo) e rispondi impassibile con un tono sicuro e mite di chi conosce già il finale. Non sovrapporre la tua voce alla sua, magari intervieni dicendo: “Posso dire qualcosa che credo sia importante?” Evita sempre un tono aggressivo ma non usare nemmeno un tono troppo zuccherato (e quindi falso) che amplificherebbe la rabbia dell’altra persona.

Tenta di dire: “Non è necessaria tutta questa tensione, non trova? Riusciamo a parlare con più calma?”

Resta sui binari della discussione, l’emotività del momento potrebbe farti perdere la prospettiva e impedirti di riconoscere e tener saldo l’argomento di partenza.

Evita di far cominciare la fase del ‘rinfaccio’ di tutto quello che è accaduto nelle ultime telefonate oppure di tutto quello che è avvenuto prima della chiamata (“l’abbiamo chiamata e scritto mille volte"); questo non è mai sano e vantaggioso. Prova a essere empatico. Intento difficilissimo in quanto, se sei attaccato, mettersi nei panni dell’altro, sarebbe dura anche per Gandhi, ma cercare di capire il motivo di questo sfogo potrebbe esserti utile per ottenere il tuo obiettivo.

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